Trasferimento

Dopo mesi di casini vari e qualche indecisione, il blog si trasferisce qui:


https://quellidellassistenza.altervista.org/


La casa nuova è ancora da sistemare, ma per lo meno l'indecisione dovrebbe essere finita.

... _ _ _ ...

Mi telefona un anziano cliente con il quale ho già avuto a che fare in passato.

A quel tempo aveva ricevuto una e-mail di scam, la quale l'aveva convinto che il suo computer fosse stato infettato da uno zoo di virus assortiti e che il mondo sarebbe finito se non avesse pagato una certa cifra in Bitcoin. Non avendo idea di che cosa fosse un Bitcoin, aveva chiamato noi, e la truffa era stata sventata.

Ora, a quanto pare, è vicino a ricascarci. Memore però della volta precedente, prima di farsi prendere dal panico ci telefona e ci spiega sommariamente la situazione, atto in seguito al quale decidiamo di inviare qualcuno (ossia il sottoscritto) a fare un sopralluogo per sincerarsi della situazione.

La telefonata si avvia quindi alla conclusione.

Cliente: Perché mi ricordo che l'altra volta avete risolto presto, ma stavolta mi dice che devo cambiare l'indirizzo telegrafico... E ho pensato di chiamare, prima.

Io (cercando di non ridacchiare): Ha fatto benissimo. Allora ci vediamo domani mattina.

Looper

Dopo tanti casini portatici in negozio, il Casinaro ha fatto il salto di qualità: ha fatto un casino che richiede un intervento sul campo.

Il preoccupante vecchietto è reduce dal Grande Salto. No, non si è lanciato dal balcone, ma è passato dall'ADSL alla fibra (beh, FTTC, ma comunque meglio di prima, almeno sulla carta) e ha bisogno di installare e configurare il router che Telecom gli ha recapitato.

O, per meglio dire: lui ha già installato e configurato il tutto - dice - ma per qualche misterioso motivo non funziona niente. Nemmeno la stampante - una graziosa HP a getto d'inchiostro dotata di connessione Ethernet, e che prima del passaggio era collegata al router ADSL - risponde più ai comandi inviatile dal computer.

Così mi reco sul posto per cercare di capire dove il Casinaro abbia sbagliato. Perché sì, può capitare che il nuovo router non funzioni, che ci sia qualche configurazione strana da applicare, che sia necessario inondare il tutto con l'acqua benedetta, ma più probabilmente la sua manina santa ne ha combinata un'altra.

Giungo quindi al capezzale dell'intricato groviglio di cavi, cavetti, fili e ammennicoli vari che dovrebbe passare per una combinazione PC+stampante+router+telefono e cerco di venire a capo della questione, il tutto ovviamente mentre il Casinaro mi tallona da vicino esponendomi senza soluzione di continuità una teoria via l'altra sul perché le cose non funzionino.

Conoscendo il mio pollo, faccio finta di ascoltarlo emettendo di tanto in tanto qualche grugnito di vago assenso e bofonchiando un «Sì, magari controlliamo anche quello tra un attimo» per buona misura, e parto dall'ABC: i cavi - mi chiedo - sono collegati in modo corretto?

Beh, diciamo che i cavi sono collegati. Ma non mi azzarderei a dire che sono collegati in modo né corretto né scorretto: il termine giusto è fantasioso.

Il cavo del telefono finisce giustamente nel router, e fin qui tutto bene. Poi inizia il delirio. C'è per esempio un cavo Ethernet giallo - che nella massa di grigi, neri e un pochino di blu risalta che è una bellezza - che parte da una delle porte Ethernet del router, gira dietro al monitor, attraversa tramite un apposito buco - aperto dal Casinaro - la parete di un armadio, arriva alla stampante, la ignora, ci gira intorno, si riinfila nel buco e torna al router, concludendo la corsa in un'altra porta Ethernet!

E il cavo Ethernet della stampante? Parte fiducioso dalla stampante, vede che la strada si fa trafficata, con determinazione e sprezzo nel pericolo si getta in un mucchio di cavi... e lì resta, triste e desolato.

Il PC non ha di questi problemi: il cavo Ethernet nemmeno c'è. O magari c'era una volta ma è stato mangiato dal mostro di polvere che vedo sollevarsi minaccioso dopo tutto il mio tirare, spingere, spostare e cercare.

Illustro la situazione al Casinaro, cercando di fargli entrare in testa il concetto di «infilare il capo A nella porta A e il capo B nella porta B», ma non ottengo un grande successo. «Io ho montato tutto come c'è scritto sulle istruzioni» mi ripete, stolidamente convinto, e rapidamente mi demoralizzo.

Prendo a ignorarlo, collego tutto come Dio comanda, e come per magia non solo la connessione a Internet riprende vita ma anche la stampante torna nel mondo dei vivi. Alla fine il tempo d'intervento totale è di circa una decina di minuti.

«Già funziona tutto?» mi chiede, con un sorrisino che a me sembra proprio irridente, ma forse sono io che sono prevenuto.

Sospiro. «Sì, vede?». Gli mostro che si può anche stampare. «C'erano proprio solo da sistemare i cavi» concludo, sperando che magari stavolta sia d'accordo. O quantomeno che lasci correre.

In effetti non si lamenta affatto della diagnosi. Invece mi dice: «Be', quanto le devo?».

È bene a questo punto spiegare che noi abbiamo un tariffario abbastanza fisso per le uscite, e che lui lo conosce a menadito. Il tariffario è abbastanza fisso nel senso che nominalmente non sono previssti sconti: quello che c'è scritto sul cartello appeso in negozio è esattamente quanto chiediamo per gli interventi a domicilio, e calcoliamo gli interventi "per ogni ora o frazione", come dicevano i vecchi cartelli dei parcheggi. E, in fondo, si tratta di cifre molto ragionevoli, tanto che di solito i clienti si meravigliano di quanto poco chiediamo.
In realtà applichiamo il tariffario con una certa flessibilità: nel caso di clienti gentili e disponibili (o magari molto anziani) che non pretendono di chiamarci e poi dirci come fare il nostro lavoro, siamo disposti a chiudere uno o due occhi, specialmente se il compito da svolgere è particolarmente telegrafico. Il Casinaro, tuttavia, anche con tutta la buona volontà non rientra in questo genere di clienti.

Gli dico la cifra. «Ma per un lavoro così breve...» obietta, sempre con in faccia il sorrisetto.
Mi limito a guardarlo, combattendo la tentazione di mandarlo al diavolo e quella di dirgli «Se preferisce rimetto tutto com'era prima», sentendomi anche un po' un Acchiappafantasmi.

Per fortuna non devo decidere, perché l'intera scena dura pochi secondi. Mi paga, con aria poco convinta, e mi accompagna alla porta.