Il casinaro

Entra un signore anziano, che si muove a fatica con l'aiuto di un bastone. Arranca fino al bancone e si ferma davanti a Collega per riprendere fiato un momento.

Cliente: Mi può aiutare? Ho il computer in macchina, ma non ce la faccio a portarlo.
Collega: Certo, arrivo subito.

Cliente e Collega spariscono fuori dalla porta, da cui riemergono poco dopo. Collega regge amorevolmente tra le braccia un Pc desktop in stato pietoso: le mascherine anteriori mancano, la copertura laterale del tower manca e tutti i cavi penzolano all'esterno. E, a un'occhiata più approfondita, notiamo che ci sono dei cavi in più, collegati in maniera apparentemente casuale.

Il povero Pc, dopo il primo e veloce esame, viene momentaneamente accantonato sul bancone ed entrambi guardiamo interrogativamente il Cliente, in attesa di una spiegazione.

Cliente: Ho staccato un po' di fili e adesso non so più dove metterli. Me li sistema?


Rolando!

È un lento, noioso e caldo pomeriggio, quando suona il telefono.

Sconosciuta di una certa età (con un tono tutto allegro): Rolando!
Io (colto alla sprovvista): Ehm, no sign...

Non riesco a interromperla, perché è un fiume in piena.

Sconosciuta: Ma quanto tempo che non ci sentiamo e adesso finalmente ti ho telefonato perché ti devo raccontare di quello che è successo blablabla yaddayaddayadda bangallabangallabangallabangal...

Quando si ferma per respirare, provo a intervenire

Io (col tono più educato possibile): Signora, io non sono Rolando.
Sconosciuta (interdetta): Come no?
Io:  Eh, deve aver sbagliato numero...
Sconosciuta: Ma ho sempre usato questo numero... Forse ha cambiato lei... Mah, grazie e mi scusi. Clic.
E riappende.

La signora, in effetti, ha ragione. Abbiamo davvero cambiato il numero di telefono. Nel 2000.

Surfin' WiFi

Suona il telefono. È uno dei nostri clienti abituali, quello di cui abbiamo già parlato in Io amo la mia idea. Ed è disperato.

Cliente (*sull'orlo di una crisi di pianto*): Non ci sono più le ondine!
Io (*pensando: alé, è andato, s'è bevuto il cervello*): Uh... Buon pomeriggio. Che ondine?
Cliente: Le ondine del modem bianco! Per cui la televisione non va più!

Allora - penso. Il Cliente possiede effettivamente un router bianco, che a quanto ricordo già da qualche tempo consideravamo con sospetto: la plastica nella parte superiore aveva infatti iniziato ad assumere un malsano colore giallastro, sintomo di surriscaldamento dell'elettronica sottostante. Ma il Cliente non ci ha mai permesso di investigare, secondo il principio per cui "finché va...". Probabilmente ha tirato le cuoia, considerato anche il caldo infernale che fa in questi giorni. Ma che c'entra il televisore? E soprattutto: che sono le ondine?
Boh, facciamo un tentativo.

Io: Momento... Mi sta dicendo che il router non funziona? Non c'è più la connessione a Internet in casa?
Cliente: Sì! No! Solo quella con le ondine! Il computer va!

Ed ecco l'illuminazione: il computer, ossia il desktop sito a 30 cm dal router, al quale è connesso da un breve ma glorioso Cat 5, ha ancora la connessione. Perché sono le ondine a non andare più: è morto il WiFi.
Ancora non capisco che cosa c'entri il televisore, ma pazienza.
Mi armo con un router di ricambio, nella speranza che sia finalmente la volta buona che sostituiamo quello originario, e vado dal Cliente.

Mi porta al capezzale del povero router, tutto bianco meno una grossa macchia color olio di piedi di bue che - sono sicuro - l'ultima volta in cui son stato qui non era così grossa né dall'aspetto così malsano. Qualche rapida verifica e l'ipotesi trova conferma: la parte WiFi è defunta.

Io: Non c'è che da cambiarlo. Anche perché il resto probabilmente seguirà a breve.
Cliente: Eh, ma il computer va... Non si può proprio fare niente?
Io: Guardi, la cosa migliore è sostituirlo. Come ho già detto, il router è ormai più di là che di qua, e non c'è garanzia che possa andare avanti ancora a lungo. Inoltre, stando così le cose, non c'è modo di avere il WiFi.

Il cliente ci pensa su.

Cliente: E quindi non posso vedere la televisione.

Sono lì che penso Ma ancora 'sto cavolo di televisore? che finalmente l'arcano mi viene chiarito. Il vecchio televisore a tubo catodico, pur dignitoso, è stato sostituito da una Smart TV, che si può collegare a Internet e con la quale il Cliente si diverte a godersi i programmi di RaiPlay ed equivalenti. Ma, a meno di voler far passare un cavo dal piano di sopra a quello di sotto, il televisore ha bisogno delle ondine.

Decido di giocare il tutto per tutto, perché la cosa sta andando per le lunghe e il tizio non si decide per l'unica soluzione praticabile, ossia cambiare il router (di cui ho, peraltro, già in mano il successore).

Io: Beh, si può tirare un cavo fino al televisore. Cerchiamo un tubo poco occupato, oppure facciamo qualche buco nei muri...

All'idea dei suoi muri traforati per far passare il cavo - e, credo io, all'idea di dover pagare per il lavoro - il Cliente rinsavisce.

Cliente: No, no, niente buchi. Allora prendo il router nuovo. *Pausa. Sospiro* Se proprio quello vecchio non va più bene...



Il Maniaco colpisce ancora

Terza (e per ora ultima) parte della dolorosa (per noi) storia del Maniaco.

Avevamo lasciato il nostro "eroe" più ricco di un portatile nuovamente funzionante nonché in grado di connettersi alla rete WiFi domestica, ma in tutto questo ci siamo dimenticati di accennare a un particolare.

Prima che procedessimo alla reinstallazione di Windows, il Maniaco ci aveva gentilmente chiesto di installare sul nuovo sistema anche il software per l'aggiornamento del suo TomTom, un modello che, per età, è l'equivalente informatico del Maniaco stesso.
L'operazione ci sembrava priva di ogni rischio, e così abbiamo acconsentito. Sapendo che però TomTom chiede di indicare un account o di effettuare la registrazione, ci siamo informati sull'eventuale esistenza delle informazioni necessarie.

Abbiamo così scoperto che non solo il Maniaco non aveva mai aggiornato il TomTom in vita sua, e che pertanto non era titolare di alcun account, ma anche che - a suo dire - non possedeva neppure un indirizzo email.

Collega: Quindi lei non ha nemmeno un indirizzo email?
Maniaco: Ennò... Noll'ho mai usato, mai voluto, ne sso nniente.

La cosa ci pare alquanto strana, considerata l'attività che principalmente costui conduce col portatile, ma ci fidiamo della sua parola e soprassediamo. Lo informiamo quindi che creeremo un account email per lui, e poi gli forniremo tutti i dati. La proposta sembra soddisfarlo.

Passa il momento della restituzione del portatile, passa la delicata questione del WiFi spento, e il Maniaco rispunta. Stavolta, però, per telefono.

Maniaco: L'email che mm'avete fatto... Noffunziona!
Collega: Come "non funziona"?
Maniaco: Che io metto la scritta che mm'avete dato e mi dice che non c'è.

Dopo una piccola indagine capiamo che Google (gli avevamo creato un account Gmail) gli sta dicendo che il suo account non esiste. Eppure siamo stati bene attenti a creare una roba semplice, facile da memorizzare e  digitare, del tipo ilmaniaco@gmail.com (dove, naturalmente, al posto di ilmaniaco ci sono nome e cognome del suddetto). Il guaio è che il Maniaco crede più a Google che a noi, e quindi s'è convinto che l'indirizzo che gli diciamo di aver creato per lui non esista.

Per risolvere l'impasse, il Maniaco decide di venirci a trovare. Arriva, inveisce, gli dimostriamo che sul Pc del negozio l'accesso all'account funziona perfettamente, resta un momento interdetto, se ne va. Poi torna col portatile.

Maniaco: Ma qui non va!

Proviamo. Ovviamente "va": l'account c'è e funziona, proprio come dovrebbe fare.
A questo punto ci coglie il dubbio.

Collega: Provi lei ad accedere.

Il Maniaco estrae il foglietto su cui gli avevamo segnato indirizzo email e password, inforca gli occhiali e inizia lentamente a digitare:

i elle emme a enne i a ci o spazio chiocciola...

Collega: Un momento! Lo spazio non ci va!
Maniaco: Eccomenò? Ma qui c'è.

Effettivamente, la @ non è immediatamente attaccata alla o, ma c'è uno spazio di due o tre picometri che, a un occhio allenato a concentrarsi su altri particolari, potrebbe sembrare un carattere da digitare. Ma non lo è.
Il Maniaco prova a digitare l'indirizzo senza spazio e - meraviglia! - tutto funziona. Si illumina, si rallegra, poi si rabbuia nuovamente.

Maniaco: Però l'altro lo potevate usare!
Io e Collega (in coro): L'altro?
Maniaco: Sì, l'altro email. IoSonoIlManiaco@provideritaliano.it
Collega: Ma lei ci aveva detto di non avere un indirizzo email!
Maniaco: Seeeeeee, emmò! E come faccio sennò? Che ogni tanto bisogna pure usarlo, no? Ehehehehe.

Ci fa l'occhiolino, raccoglie le sue cose e se ne va. A oggi, ancora non è tornato. Speriamo continui così.