Riti domenicali

Questa non è una storia strettamente "informatica" (oddio, non lo è nemmeno largamente), ma ci dà un interessante spaccato sociale.

È il primo sabato di settembre. Entra in negozio una signora, seguita dai due figli: il più grande ha iniziato le scuole medie; il più piccolo va in terza elementare. Non sono quindi piccolissimi, ma con un faticoso eufemismo potremmo dire che sono molto vivaci.

Mentre la madre sistema le proprie commissioni con Collega, i figli si danno alla pazza gioia, correndo in giro per tutto il negozio e maneggiando con scarsa cura tutto ciò che trovano a portata di mano.

Dopo circa cinque minuti di questo spettacolo, persino la mamma non ne può più; e sbotta.

Madre: Insomma, smettetela!

I figli si gelano di colpo e la guardano interrogativi, mentre dal laboratorio esalo un sospiro di sollievo. La madre conclude la sfuriata con una minaccia spaventosa.

Madre: Altrimenti domani non vi porto al Bennet!

Per tutto il resto del tempo i figlioletti se ne stanno buoni buoni e non recano alcun disturbo. Onore alla madre che, invece di lasciarli fare (perché, tanto, «son bambini», come capita spesso di sentire anche qui da noi), è intervenuta.
Però, certo, se il massimo della gita domenicale è il Bennet...

Il Maniaco: Gran finale (?)

È lui. È tornato. È il Maniaco. E ha in mano il suo portatile.

Mentre svanisco rapidamente nel retro, Collega si appresta ad affrontare un Maniaco poco tranquillo.
Causa di tale mancanza di tranquillità è il fatto che il laptop, da poco rimesso in ordine, ha smesso di funzionare. O, meglio: si accende, ma lo schermo resta desolatamente nero.

Maniaco: Ecché, io lo faccio aggiustare e si spacca subbito? Me lo dovete sistemare!

Collega inizia una prima ricognizione e riesce a convincere il Maniaco a lasciarci il portatile per fare un esame più approfondito, anche se il colpevole sembra già chiaro: la scheda video.

Il Maniaco protesta un po', poi se ne va, giurando e spergiurando di non aver mai fatto nulla di male al portatile, che a suo dire s'è guastato all'improvviso dall'oggi al domani.

L'analisi approfondita ci rivela quel che già sospettavamo: la scheda video integrata non funziona più. A quanto pare ha preso una scaldata poderosa che l'ha uccisa.

Il giorno dopo riportiamo la diagnosi al Maniaco, e cerchiamo di capire come sia possibile che tutto ciò sia successo. Quando lo scopriamo, ci pentiamo immediatamente di aver indagato.

Pare che il nostro prode cliente abbia continuato a usare il portatile per i suoi scopi "di intrattenimento", arrivando a usarlo anche nel letto, durante un "incontro", per avere materiale da cui trarre ispirazione. Il povero portatile è rimasto intrappolato, acceso, sotto le coperte.
Crediamo quindi che le possibilità siano soltanto due:
1) Il calore non ha potuto dissiparsi, e la scheda grafica è morta.
2) Il portatile s'è suicidato per non dover assistere allo spettacolo che si svolgeva a pochissima distanza da lui.

In ogni caso, c'è poco da fare. Alle fine il Maniaco decide di lasciarci il computer, che tanto nuovo non è, e se ne va verso il Media World più vicino alla ricerca di un nuovo portatile.


Nei giorni successivi affidiamo il laptop defunto al tecnico cui ci rivolgiamo abitualmente in questi casi per tentare un reballing della scheda video. Purtroppo, il computer muore durante l'operazione. Sipario (speriamo).

Scemo e più scemo. Tutto in uno

Agosto, giornata torrida.
S'apre la porta ed entra un elemento curioso, alla vista del quale io e Collega ci scambiamo una furtiva occhiata di insofferenza.

È un ragazzotto locale, studente di ingegneria civile, che speriamo non arrivi mai a esercitare perché ha la sagacia di un mattone e l'acume di un cubetto di porfido. Ma pensa di essere una mente brillante.

Durante i mesi estivi dà una mano nel bar accanto al nostro negozio, e proprio dalla proprietaria di quello è stato mandato da noi.

Ragazzotto: Ha detto Barista che vuole un... una... quelle da mettere nel computer. Che ci deve copiare le foto.
Collega: Una chiavetta?
Ragazzotto: Eh, certo! Oh, zio, che altro vuoi che era?
Collega (a cui già pulsa una vena sul collo): Da quanto?

Alla domanda, il ragazzotto assume uno sguardo terrorizzato. Collega gli viene in aiuto.

Collega: Da 8 giga, da 16, da 32... ne abbiamo anche da 64, anche se costano un po'.
Ragazzotto (che ha ritrovato la spavalderia): Da 8!
Collega: 8? Barista ha detto così?
Ragazzotto (ridendo forzatamente): Certo, zio! Dai, che ci ho da fare. Mica come voi che passate le giornate a fare un *****.

Collega vende la chiavetta e l'indisponente cliente se ne va.
Un minuto e diciassette secondi dopo, entra Barista.

Barista: Ciao, ragazzi! Scusate, sapevo che stavo facendo uno sbaglio a mandarlo qui.
Collega (capendo al volo): Ti serviva una chiavetta più grossa?
Barista: Quasi. Mi serviva una scheda micro SD da 32 GB. Ce l'avete?
Collega: Sì, eccola. (sghignazzando) Eppure Ragazzotto sembrava così sicuro...
Barista: Seeee... E pensare che gliel'avevo anche scritto su un post-it. Ma dice che l'ha perso.

Capisci Internet?

È una tranquilla metà pomeriggio, quando entra una cliente abituale. Da un anno e mezzo in qua si serve di noi per lo più per qualche stampa, per accedere a Internet (a casa non ha una connessione), e per qualche fotocopia.

Anche oggi non è diverso, almeno inizialmente: fa un paio di stampe, qualche fotocopia. Poi si attarda a dare un'occhiata in giro in negozio, soffermandosi sui portatili in vendita. Quindi si rivolge a Collega, che la sta osservando da dietro il bancone, in attesa di sapere se abbia bisogno di qualcosa.

Cliente: Senti...
Collega: Sì?
Cliente: Ma tu ci capisci di computer?
Collega (serissimo): No.
Cliente: Ah, beh, ok.