Perché non mi leggi nel pensiero?

Ci sono clienti convinti di possedere poteri paranormali e di essere pertanto in grado di diagnosticare i problemi dei loro computer e dispositivi vari con una semplice occhiata.

Poi ci sono quelli convinti che a possedere poteri paranormali siamo noi.

Entra una signora non troppo avanti con l'età, una cliente saltuaria sempre gentile ma allo stesso tempo molto rigida: quando parliamo con lei abbiamo sempre l'impressione che sia seccata per qualche motivo, e che ci siano buone probabilità che quel motivo siamo noi. La accoglie Collega.

«Buongiorno, mi servirebbe una cartuccia per la stampante. Nera.»
«Certo... Che stampante è?»
«La mia!»
«Ehm... Sì, immagino. Ma ho bisogno del modello per darle la cartuccia giusta.»
«Ma la stampante l'ho presa qui! Voi non sapete qual è?»
«Purtroppo no...» conclude Collega con un tono nel quale cerca di far confluire tutta la vergogna che prova per il fatto di non essere in grado di ricordare quale sia il modello di una stampante che abbiamo venduto un paio d'anni prima e della quale non abbiamo più sentito parlare fino a quel momento.

Dal retro, avverto tutta la sua contrizione. La signora no.

«Mpf! Vabbè, allora vado a casa a controllare e poi torno. Grazie e buona giornata».

Il penitente

Innanzitutto, una piccola confessione.
Prima di iniziare a fare questo mestiere, ma anche prima che Internet si diffondesse tanto da essere parte della vita di tutti i giorni, non avevo idea di quanto gli uomini di una certa età - sposati, single, presi in ménage complicatissimi - avessero bisogno di certe "distrazioni".
La realtà è che il Maniaco, per quanto sia un personaggio perfino macchiettistico e, per certi versi, "al limite", non è l'unico a usare il computer principalmente a fini - per così dire - ludici. Anzi.

Il Penitente è un signore simpatico, che ha passato da qualche anno la settantina, e che oltre a un'attiva vita ricca di frequentazioni femminili ha anche un'altrettanto attiva vita online, del medesimo genere.
Di tanto in tanto passa da noi perché, pur destreggiandosi con relativa abilità tra i siti per adulti e sapendo usare con una certa padronanza la webcam1, non è esattamente un esperto di computer: così sovente si trova aggredito da virus e malware di ogni sorta. Va da sé, infine, che è anche un adepto di Facebook, strumento che gli permette di ampliare il proprio giro di conoscenze virtuali e reali, e mantenere i contatti.

A un certo punto, però, il Penitente è stato folgorato sulla via di Damasco (e perciò ha guadagnato quel soprannome). Non che abbia deciso di rinunciare completamente alla propria vita libertina; però ha deciso di cancellarsi da Facebook.

È entrato in negozio una mattina con l'aria decisa: avremmo dovuto formattargli il Pc - impestato di virus come e più del solito - e, a cose fatto, avremmo dovuto davanti a lui eliminare il suo profilo Facebook, scagliandolo in un buco nero così lontano che se ne sarebbe dovuto perdere anche il ricordo.

Eseguiamo la formattazione, quindi gli telefoniamo. Arriva, ed è già meno sicuro di prima.
Da un lato, il recente scandalo di Cambridge Analytica gli ha fatto temere per la sicurezza dei propri dati. Dall'altro, non se la sente di abbandonare completamente tutti i contatti.
Così, dopo cinque minuti di chiacchiericcio, decide di passare dalla severa e irreversibile cancellazione dell'account a una più mite disattivazione.

Tralasciamo la pantomima necessaria per recuperare la password di Facebook (era salvata nel Pc, lui stava sempre loggato, per cui non l'ha praticamente mai usata né memorizzata) e pure quella della casella email collegata. Diciamo solo che dopo una mezz'oretta di lavoro il profilo è disattivato, e il Penitente sembra soddisfatto della sua buona azione. «È una roba inutile [Facebook], che fa solo perdere tempo. E poi ormai m'è venuto a noia» si ripete, con diverse variazioni sul tema, mentre si avvia verso la porta e ci lascia. Sono circa le quattro del pomeriggio.

A questo punto vado a fare un'assistenza, e mi dimentico del Penitente.

Torno verso le cinque e un quarto, e Collega mi guarda sghignazzando.

Collega: È tornato il tuo amico.
Io: Amico? Che amico?
Collega: Il Penitente.
Io: Eh? A fare che? Abbiamo dimenticato qualcosa?
Collega: No, no, ma... [ridacchia] s'è pentito di essersi pentito.
Lo guardo con un sopracciglio alzato. Così alzato che rischia di perdersi tra i capelli.
Collega [che ormai sghignazza senza più ritegno alcuno]: È venuto a chiedermi di riattivargli l'account di Facebook!








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Note:
1 Fortunatamente, di ciò non ho esperienza diretta. Sfortunatamente per lui, ce l'ha Collega, il quale un giorno, dopo aver salvato tutti i dati del Pc del Penitente in vista di una formattazione, ha verificato che la copia fosse andata a buon fine provando a far partire qualche video. Beh, un video. Uno solo. Poi non l'ha più fatto.

Ceci n'est pas un ordinateur

Con il solito passo zoppicante, ecco che dalla porta entra nuovamente il Casinaro.
Dopo la solita manfrina del recupero del computer (un desktop) dalla macchina, ci espone il problema. Questa volta non si tratta- pare - di questioni hardware, ma puramente software. O forse di un'infestazione spiritica.

Casinaro: Perché qui c'è Linux, e Windows, e parte Linux, ma a me serve che parta Windows.

Magari a prima vista non sembra, ma una spiegazione del genere è sorprendentemente chiara, per gli standard che spesso ci toccano. Si capisce, infatti, che sul Pc ci sono installati sia Windows che Linux, che quest'ultimo è il sistema operativo caricato di default dal bootloader e che il Casinaro preferisce che invece l'OS di default sia Windows. Non difficile.

Collega: Va bene, allora lo accendiamo e lo configuriamo. Non ci vorrà molto.
Casinaro: Eh, no! Prima mi dovete togliere Linux! Windows l'ho già tolto io, così non s'incasina. Adesso voi mi togliete Linux.

Come per magia, la situazione che pareva tanto semplice è di colpo diventata un quadro di Magritte. Come facciamo a "levare" Linux senza accendere il computer? E che vuol dire «Windows l'ho già tolto io?».

Poniamo delicatamente la seconda domanda, e il Casinaro si spiega. Per modo di dire. Toglie la paratia laterale e indica l'interno.

Casinaro: Visto? Windows l'ho tolto. Manca da togliere Linux.

Guardiamo dentro. Pare tutto in ordine, meno un dettaglio: l'hard disk non c'è più. Chiediamo lumi.

Casinaro: Ve l'ho detto: Windows l'ho tolto! Così non si tocca. Ma non so come si toglie Linux. Voi lo togliete, poi rimetto Windows.

Lo stuporoso silenzio che segue questa trionfante spiegazione crea momento di gelo nel negozio, appesantiti dal fatto che il Casinaro ci guarda non solo come se fossimo due idioti, ma anche come se la sua spiegazione fosse perfettamente logica.

Collega: Ehm... no. Windows e Linux stanno insieme sul disco. Quello che lei ha tolto. Senza quello non possiamo fare niente.
Casinaro: Allora per togliere Linux devo prima rimettere Windows?
Una rapida riflessione. Poi l'unica risposta possibile.
Collega: Sì. Bisogna rimettere Windows.
Casinaro: Allora vado a casa a prenderlo.