Il penitente

Innanzitutto, una piccola confessione.
Prima di iniziare a fare questo mestiere, ma anche prima che Internet si diffondesse tanto da essere parte della vita di tutti i giorni, non avevo idea di quanto gli uomini di una certa età - sposati, single, presi in ménage complicatissimi - avessero bisogno di certe "distrazioni".
La realtà è che il Maniaco, per quanto sia un personaggio perfino macchiettistico e, per certi versi, "al limite", non è l'unico a usare il computer principalmente a fini - per così dire - ludici. Anzi.

Il Penitente è un signore simpatico, che ha passato da qualche anno la settantina, e che oltre a un'attiva vita ricca di frequentazioni femminili ha anche un'altrettanto attiva vita online, del medesimo genere.
Di tanto in tanto passa da noi perché, pur destreggiandosi con relativa abilità tra i siti per adulti e sapendo usare con una certa padronanza la webcam1, non è esattamente un esperto di computer: così sovente si trova aggredito da virus e malware di ogni sorta. Va da sé, infine, che è anche un adepto di Facebook, strumento che gli permette di ampliare il proprio giro di conoscenze virtuali e reali, e mantenere i contatti.

A un certo punto, però, il Penitente è stato folgorato sulla via di Damasco (e perciò ha guadagnato quel soprannome). Non che abbia deciso di rinunciare completamente alla propria vita libertina; però ha deciso di cancellarsi da Facebook.

È entrato in negozio una mattina con l'aria decisa: avremmo dovuto formattargli il Pc - impestato di virus come e più del solito - e, a cose fatto, avremmo dovuto davanti a lui eliminare il suo profilo Facebook, scagliandolo in un buco nero così lontano che se ne sarebbe dovuto perdere anche il ricordo.

Eseguiamo la formattazione, quindi gli telefoniamo. Arriva, ed è già meno sicuro di prima.
Da un lato, il recente scandalo di Cambridge Analytica gli ha fatto temere per la sicurezza dei propri dati. Dall'altro, non se la sente di abbandonare completamente tutti i contatti.
Così, dopo cinque minuti di chiacchiericcio, decide di passare dalla severa e irreversibile cancellazione dell'account a una più mite disattivazione.

Tralasciamo la pantomima necessaria per recuperare la password di Facebook (era salvata nel Pc, lui stava sempre loggato, per cui non l'ha praticamente mai usata né memorizzata) e pure quella della casella email collegata. Diciamo solo che dopo una mezz'oretta di lavoro il profilo è disattivato, e il Penitente sembra soddisfatto della sua buona azione. «È una roba inutile [Facebook], che fa solo perdere tempo. E poi ormai m'è venuto a noia» si ripete, con diverse variazioni sul tema, mentre si avvia verso la porta e ci lascia. Sono circa le quattro del pomeriggio.

A questo punto vado a fare un'assistenza, e mi dimentico del Penitente.

Torno verso le cinque e un quarto, e Collega mi guarda sghignazzando.

Collega: È tornato il tuo amico.
Io: Amico? Che amico?
Collega: Il Penitente.
Io: Eh? A fare che? Abbiamo dimenticato qualcosa?
Collega: No, no, ma... [ridacchia] s'è pentito di essersi pentito.
Lo guardo con un sopracciglio alzato. Così alzato che rischia di perdersi tra i capelli.
Collega [che ormai sghignazza senza più ritegno alcuno]: È venuto a chiedermi di riattivargli l'account di Facebook!








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Note:
1 Fortunatamente, di ciò non ho esperienza diretta. Sfortunatamente per lui, ce l'ha Collega, il quale un giorno, dopo aver salvato tutti i dati del Pc del Penitente in vista di una formattazione, ha verificato che la copia fosse andata a buon fine provando a far partire qualche video. Beh, un video. Uno solo. Poi non l'ha più fatto.