Twenty questions

È un pomeriggio di viavai: come esce un cliente ne entra un altro, o due. Si capisce quindi che sia io che Collega siamo entrambi impegnati, e mentre facciamo il possibile per soddisfare le persone che arrivano apparentemente a ciclo continuo ferventemente preghiamo che nessuno ci sottoponga quesiti troppo impegnativi.

Evidentemente, oggi Sant'Apollonia è in vacanza.

Entra una signora di mezz'età, dall'aspetto tranquillo. Nel senso: non sembra avere l'aria di una che è venuta qui per piantare grane. Ha tra le mani la borsa di un portatile, ma questo è normale.

Arriva il suo turno, e tutta sorridente si avvicina al bancone. Saluta giuliva, poi ci espone la questione che l'ha condotta da noi.

Cliente: «Avrei qualche domanda, perché ci sono delle cose che non capisco bene e non so come fare, per cui ho pensato che era meglio se venivo qui e chiedevo tutto direttamente a voi».

Non faccio a tempo a risponderle che ha fatto benissimo, che dalla borsa estrae un portatile e un mazzetto di fogli scritti fitti. Un bel mazzetto. Di fogli scritti fitti fitti. Inforna gli occhiali e inizia a leggere.

Cliente: «Prima domanda: "Come faccio a spostare un file dal desktop alla cartella Documenti?"»

Poi prende a guardarmi con aria interrogativa da sopra le lenti. Mentre cerco di illudermi che si tratta di uno scherzo, e la consapevolezza del fatto che in realtà non lo sia si fa strada dentro di me, entra un altro cliente. Che ignorerò, come il successivo, e quello successivo, e quello dopo ancora, e così via, perché i foglietti sono tutti pieni di domande analoghe alla prima. Domande che attendono una risposta.

Sentendo la voglia di vivere che si spegne, accendo il portatile e mi accingo a mostrarle ogni operazione. Passano così quasi due ore di domande e risposte.

Per carità: la signora è simpatica e ben disposta a imparare. Ma la mole di domande sembra non finire mai, e alla fine sono prostrato. E così pure Collega, che s'è dovuto sorbire tutti gli altri clienti cercando di fare in modo che la coda non si allunghi troppo.

Alla fine della giornata, io e Collega ci guardiamo.
Collega (con un mezzo sorriso o una paresi, non saprei bene): «Certo che la tua tizia dà tutto un significato nuovo al termine consulenza».

Tra moglie e marito non mettere il fax

È una tranquilla giornata di settembre, di quelle in cui è ancora abbastanza caldo da far credere, se non proprio che sia ancora estate, quantomeno che ci si trovi in un'insolita ma piacevole primavera.
La situazione idilliaca viene purtroppo funestata dal suono del telefono.

Cliente: Non funziona il fax!
Io (pensando: mah, strano... ne abbiamo spedito uno poco meno di mezz'ora fa. Certo, un guasto può sempre capitare): Davvero? Strano, l'abbiamo usato fino a poco fa. Mi dia un momento per controllare.
Cliente: Ma non il vostro! Il mio!

Comincia così la faticosa opera di ricostruzione dell'accaduto.
Dopo diverse domande e altrettante risposte, vengo a sapere che il Cliente in questione ha acquistato una stampante nuova, una bella multifunzione Epson a getto d'inchiostro, e ha problemi a installarla sia come stampante, sia come fax. O, meglio: per quest'ultimo pensava di sapere come fare, dato che si tratta di un'operazione che non coinvolge complicati riti al Pc. In teoria, basta collegare il filo e seguire quel che dice lo schermino della stampante. E invece picche.

Fissiamo un appuntamento e inizio a sistemare le cose.
Il Cliente decide di iniziare dall'installazione dell'apparecchio come stampante/scanner per il Pc, e qui tutto fila liscio. Anzi, il Cliente è proprio tutto contento del fatto che, collegando la stampante in WiFi, ha un filo in meno di cui preoccuparsi.

Poi viene il momento di occuparsi del fax. Scopro a questo punto che il Cliente non ha un telefono fisso: dato che ormai sia lui che la moglie usano soltanto i cellulari, quando han fatto l'ultimo abbonamento - con Fastweb - hanno pensato bene di eliminarlo, e di tenersi solo la connessione a Internet.

Un brivido mi corre lungo la schiena mentre un sospetto prende forma. Acchiappo il telefono di test che porto con me per le volte in cui l'intervento comporta anche di dare un'occhiata all'impianto telefonico, lo collego alla presa a cui è collegato il modem e... silenzio. Il silenzio più assoluto.

Chiedo al Cliente se abbia idea di che cosa comprenda il suo abbonamento, ma la domanda - come mi aspettavo - viene accolta da uno sguardo imbarazzato e nient'altro. Mentre il Cliente sparisce per cercare il contratto, o almeno l'ultima bolletta, faccio un po' di ordine, sicuro che la risposta che gli darò non appena mi avrà dato la conferma di quanto sospetto non gli piacerà.

Scartabellando un po', il Cliente riesce a ritrovare il contratto originale, dove in bella vista campeggia la scritta Joy. Per chi non lo sapesse, Joy è un tipo di contratto proposto da Fastweb qualche tempo fa e che non prevede la fonia, ma soltanto la connessione a Internet.

Armato dei fogli che il Cliente mi ha portato e del silenzio che s'ostina a uscire dalla cornetta, faccio rapporto: con un contratto di questo tipo, il fax non funziona e non funzionerà mai. Occorre variare il contratto.

L'uomo è terrorizzato, e non per il fatto che non può mandare fax. Avendo comprato la multifunzione principalmente per poter sfruttare questa caratteristica, e avendo speso una cifra che la moglie non ha digerito, ora proprio non può dirle che il fax non si potrà mai adoperare.

L'unica soluzione è telefonare a Fastweb la quale, dopo averci fatto rimbalzare tra tre call center diversi (in Albania, in Romania e in Italia) ci informa che la modifica dell'abbonamento con l'aggiunta della fonia non è possibile: l'unica strada percorribile prevede la rescissione del contatto d'abbonamento (richiesta per raccomandata), una pausetta di quindici giorni nella connettività e la stipula di un nuovo contratto che questa volta comprenda tutto quanto.

Il Cliente a questo punto si trova tra l'incudine e il martello: da un lato la prospettiva di non usare mai il suo nuovo fax, scatenando le ire funeste della moglie che tutto è tranne una dolce e remissiva casalinga d'altri tempi; dall'altro la possibilità di restare senza connessione per un paio di settimane (il tempo tra la chiusura del vecchio contratto e l'apertura del nuovo), scatenando le ire funeste della moglie che etc. etc.

Impietosito, propongo una via d'uscita: se approfittasse dell'occasione per passasse a un altro operatore sarebbe questi a occuparsi di tutto, e generalmente il cambio non comporta quelle lunghe interruzioni di servizio che Fastweb, per passare da sé stessa a sé stessa, ritiene invece indispensabili.

L'idea gli piace, ma ci deve pensare un po' su. Io, però, ormai non posso fare altro che lasciarlo a baloccarsi con questa, recuperare i miei attrezzi e fuggire il più rapidamente possibile. Perché? Perché a moglie è tornata proprio in quella dalla spesa e qualcuno dovrà spiegarle l'accaduto. Ma non sarò io.

867-5309

Antefatto


A un cliente hanno regalato una nuova stampante. Si tratta di una multifunzione laser Xerox, che fa da stampante, da scanner, da fotocopiatrice e da fax.
Dopo che il Cliente ci ha provato per giorni senza venirne a capo, vengo chiamato per installarla e, sebbene debba convincerla a lavorare con un vetusto Windows XP di cui il Cliente non si vuole disfare, dopo qualche fatica l'operazione si conclude con successo.

Il giorno dopo


Il giorno successivo è una giornata tranquillissima e ho ormai mentalmente archiviato la Xerox quando il telefono suona. Ohibò. È proprio il Cliente di ieri, il quale si lamenta con veemenza che di punto in bianco la stampante ha smesso di funzionare.
Sul bellissimo display touch che la decora, la stampante mostra un qualche messaggio d'errore ma, vuoi perché il messaggio è criptico di suo, vuoi perché la stampante ha lavorato sì e no mezza giornata prima di fermarsi e il Cliente è sull'orlo dell'infarto, vuoi perché la Luna non è allineata con Saturno, non c'è verso che riesca a farmi leggere il messaggio esatto. Così vado là.

Arrivato al capezzale della stampante vengo accolto da un nervoso Cliente che passeggia su e giù maledicendo chi gliel'ha regalata e sé stesso per averla accettata, ed è del tutto intenzionato a lanciare la povera Xerox dal balcone se dovesse emergere che il problema è qualcosa di grave.

Mi avvicino al pannello e leggo. Il messaggio iniziale è effettivamente poco chiaro.

Dice: Trattenuto per risorsa 016-910.

La cosa mi lascia un momento di sorpresa (ma chi è il genio che ha ideato un messaggio tanto oscuro?), poi continuo a leggere e raggiungo la parte inferiore della schermata.

Dice:
Risorsa richiesta
Vassoio 1, A4

Sghignazzando lievemente, apro il cassetto, inserisco una manciata di fogli e assisto al ritorno in vita della stampante.

Perché, in Xeroxese, 016-910 significa «Per piacere, aggiungi la carta, ché è finita».

Pulizia profonda

Il Cliente di oggi è un signore di mezz'età che tempo fa ha acquistato da noi un portatile usato, e fino a oggi è rimasto soddisfatto. O almeno lo presumiamo, dato che non l'abbiamo più sentito.

Ora è ricomparso, e ha sotto il braccio lo stesso portatile che gli vendemmo a suo tempo. Qualcosa avrà smesso di funzionare pensiamo mentre lo vediamo entrare e lo salutiamo.

Collega: Allora, qual è il problema?
Cliente: La tastiera: non funziona più. Io premo tutti i tasti e non succede niente.

Accendiamo il portatile, che sia avvia senza problemi. Arrivati al momento di inserire la password di Windows, però, non c'è verso di farsi obbedire dalla tastiera: nessuna pressione di tasti produce qualche risultato.

Collega: Ma è successo così, all'improvviso? O c'è stato qualche segnale prima?

Il Cliente temporeggia un po' prima di rispondere. E ciò non è mai un buon segno.

Cliente: Beh, è cominciato un paio di giorni fa...
Collega (incalzandolo): Sì?
Cliente: E il portatile era tutto sporco...
Collega: E?
Cliente: E anche mia moglie era d'accordo che andava pulito...
Collega: E?
Cliente: E allora l'ho pulito. Ho passato lo schermo, ho lucidato il coperchio...
Collega: E?
Cliente: E ho lavato la tastiera.
Collega: Eh?!

Insomma, affinché anche la tastiera fosse lucida e brillante come tutto il resto, il Cliente ci ha rovesciato sopra acqua e sapone e ha passato il tutto con la spugna. Poi ha riacceso il laptop.
Risultato? La tastiera è davvero lucida e brillante, ma anche irrimediabilmente e definitivamente defunta.

(Il lato positivo è che a essersi rovinata è stata soltanto la tastiera: il resto del portatile non ha subito danni. Per cui, una volta sostituito il pezzo danneggiato con uno nuovo, il laptop è tornato a nuova vita)

Nativi digitali? Ma anche no

Entra in negozio un ragazzino armato di laptop. A due settimane dall'inizio della scuola (andrà in terza media) deve preparare una presentazione in PowerPoint che poi la professoressa di scienze dovrà valutare. E non ha la più pallida idea di come fare.

Aiutare i ragazzini nei compiti non è un servizio che svolgiamo d'abitudine, ma la madre è una cliente abituale e ha chiesto il nostro aiuto con tanta gentilezza. In più il ragazzino in questione è generalmente gentile ed educato; non ha però alcuna passione per lo studio.

Con pazienza ci mettiamo in un angolo tranquillo del negozio e inizio a spiegargli i rudimenti, per poi accompagnarlo passo passo nella creazione della presentazione.

Dato lo scarso tempo a disposizione e il fatto che il giovine non ha alcuna dimestichezza né con PowerPoint né con l'argomento del "suo" elaborato, il risultato è che il ragazzo apre un libro da cui mi detta alcuni brani - presi con un criterio che si può definire soltanto come estremamente spannometrico - da inserire in una serie di diapositive create secondo le sue scarse, imprecise e indecise indicazioni.

Dopo la prima mezz'ora, Collega - che tra un cliente e l'altro continua a osservarci divertito da dietro il bancone - chiede come andiamo.

Io: Eh, questi "nativi digitali"... Tutti dicono che sono bravissimi a usare il computer e invece...
Ragazzino: Ah, ma io lo uso solo per vedere i video!